La croce e il pesce sono due simboli del Cristianesimo. Il più diffuso è la croce cristiana, denominata nel cristianesimo occidentale “croce latina”. Rappresenta l’oggetto usato dai romani per il supplizio, che secondo i Vangeli e la tradizione cristiana è stato inflitto a Gesù Cristo, tortura e esecuzione capitale tramite crocifissione. La croce è un simbolo di speranza, un ricordo della passione, morte e resurrezione di Gesù, ma anche un monito per accettare la sofferenza.
Il simbolo ha origini pre-cristiane, segno grafico molto semplice, con particolari significati simbolici nelle culture prima del Cristianesimo ad esempio quale simbolo di fertilità. Per i primi cristiani la centralità della croce si collega all’interpretazione della Bibbia. Dal libro di Ezechiele, profeta, vissuto qualche secolo pima di Gesù un brano recita:
Il Signore gli disse: “Passa in mezzo alla Città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che si compiono”.
E qui compare la “tau” o meglio la “T”, che era l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e che era tracciata come una croce all’epoca di Cristo. Questo testo fu considerato una profezia della croce di Cristo e determinò l’uso cristiano di farsi il segno della croce.
Ma nel primo periodo del cristianesimo il simbolo della Croce, come lo dimostrano gli studi effettuati nelle catacombe, è poco utilizzato. Il simbolo si espande solo dopo il decreto di Costantino imperatore o meglio con l’editto di Milano del 313 d.C. che dà attuazione all’Editto di Galerio di due anni prima con il quale la religione cristiana veniva dichiarata lecita.
La suppellettile sacra presente nella nostra Chiesa di Santa Maria del Sasso comprende alcune croci di grande valore storico e artistico, quali la croce di altare della metà del Cinquecento, dono di Elia Fossati alla Parrocchia di Morcote, in argento massiccio, realizzata dagli orefici romani; la croce astile (invece di avere una base è fissata ad una asta) della seconda metà del cinquecento di fattura milanese; la croce di legno e madreperla risalente al XVII secolo, piuttosto rovinata, proveniente dalla Terrasanta.
Un particolare di rilievo la “T” sulla tonaca di Sant’Antonio Eremita, affresco a lato della porta che
dà sul sagrato, sotto la pesca miracolosa, pure considerata una croce, proprio perché i patiboli romani potevano avere questa forma. Pure il bastone di San Giovanni Battista raffigurato in un affresco, a sinistra dell’omonima Cappella rappresenta una croce. Il simbolo della croce lo troviamo in quasi tutte nella maggior parte dell’arredamento delle chiese di Morcote.
Uno dei primi simboli romani è il pesce (dal latino ichtys) oltre all’ancora che ricorda una croce rovesciata e i pani. In alcune figurazioni del banchetto eucaristico dell’Ultima Cena il pane viene talvolta sostituito con il pesce. Il simbolo rappresenta il pesce in modo stilizzato, formato da due curve che partono da uno stesso punto e che si incrociano quindi sulla destra: a sinistra la testa e a destra la coda. Era un simbolo di riconoscimento dei cristiani che sanciva la loro appartenenza alla comunità senza destare sospetti tra i pagani, a causa della diffidenza con le autorità imperiali.
Il simbolo venne probabilmente adottato per rievocare il brano in cui Gesù si rivolge a Simone dicendogli:” Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
Già dai primi secoli i cristiani fecero un acrostico della parola ICTYS per pesce: Iesous Christos Theou Yios Soter che tradotto nella nostra lingua è: Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
Nelle nostre chiese la raffigurazione del pesce come simbolo non compare, ma è rappresentato non come simbolo, ma come figura nelle reti dell’affresco della Pesca miracolosa attribuita al pittore Bartolomeo da Ponte Tresa nella Chiesa di Santa Maria sopra la porta che dà sul sagrato Don Carlo Valentini.
Franco Fedele